Le infinite relazioni tra la vita reale e il mondo del rock. Morbosamente monotematici o visioni più ampie per meglio comprendere se stessi?

Per comprendere veramente la musica dei grandi gruppi o artisti, dobbiamo stringere relazioni durature con le loro opere. 

Questo è certamente il mio punto di vista che considero i viaggi che si compiono con i vari artisti, meglio se ascoltati nel loro tempo, il modo migliore per apprendere e comprendere il lavoro che questi ci propongono.

La musica ha contribuito iniziato con momenti di trasformazione nella mia giovinezza, ma non si è fermata a quegli anni. 

Crescendo e conoscendo “il metodo”, ha continuato ad influenzare non solo i gusti, ma anche le scelte spesso di vita che ho fatto.

Come posso non considerare basilare essere stato in un piccolo cinema, dentro il dopolavoro ferroviario di Alessandria, al cinema Ambra, seduto sul pavimento, a vedere un film (Pink Floyd a Pompei) tra la nebbia del fumo dei presenti, fumo dall’odore dolciastro, a soli dodici anni?

Come non può essere basilare ritrovarsi nel teatro tenda di Parco Nord a Bologna, unico senza i capelli drizzati come un moicano, senza avere colore nei capelli e senza neppure una spilla conficcata nel viso, mentre ragazzi il doppio di me, spingono disperati verso le transenne e non si accorgono minimamente della mia presenza, solo per stare il più possibile vicino a Robert Smith che sta per urlare la sua “Shake dog Shake” appena pubblicata. Avevo solo 23 anni.

Gli atteggiamenti legati alle uscite discografiche o ai concerti visti, sono cambiati nel tempo, ed hanno attraversato periodi di insicurezza, ambivalenza, rivelazione e difesa appassionata, delle scelte fatte e ognuna di esse, ora, a distanza, si avvicina alla musica in modi profondamente ponderati che mi lascia spesso basito.

Ritrovarsi a discutere con il miglior amico in ambito musicale, la nostra compulsione a ascoltare il nuovo progetto di Thom Yorke, mentre il viaggio della nostra vita ci ha portato ad esplorare le opere musicali composte negli ultimi due anni senza vedere un solo concerto, senza una controprova live è stata alla fine molto importante e prolifica per mille versi.

E mentre è, naturalmente, importante per qualsiasi appassionato degno di questo nome studiare una vasta gamma di repertori, approfondire le opere di un singolo artista può essere estremamente gratificante. Come dice spesso Peter, può essere “liberatorio avere un solo stile da seguire, un linguaggio musicale in cui lavorare, ma poi perdersi attorno non e’ meno liberatorio della monotonia. Perché’ anche noi non seguiamo una sola via nella nostra vita, ma variamo da un’esperienza ad un’altra, alla ricerca della perfezione. Una perfezione che non esiste, che lo sappiamo non esistere, ma proprio per questo ne siamo ammaliati”.

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