La cosa che piu’ amavo fare a Londra era camminare senza una meta precisa, da negozio di dischi a negozio di libri.
Sedermi in un bar per riposarmi e guardare gli appunti che mi ero segnato delle cose che m’interessavano.
Casualmente ondulando tra una bancarella esterna al negozio e un’altra.
Visitare sotterranei di negozi che nascondevano tesori musicali o letterali inaspettati.
Non tutta Londra e’ cosi, c’e’ un luogo preciso dove fare questa esperienza.
Berwick Street per la musica e poi Charing Cross Road per i libri. Entrambe a Soho.
Queste due strade erano saturate di negozi di seconda mano ed entrambe erano un centro culturale in continuo movimento e trasformazione.
Charing Cross Road, uno dei pochi luoghi dove potevi visitare i rigattieri di libri rimasti nel centro di Londra.
Un tempo la strada ne era satura e il commercio di dischi e libri creava un vero centro culturale che arricchiva Londra in maniera indiscutibile.
Era uno dei motivi per cui molti sceglievano la Capitale Inglese per le loro vacanze. Non tutti scelgono Londra per la Famiglia Reale, ma c’e’ anche chi sceglieva Londra per la sua cultura sotterranea.
In lutto perenne per la loro scomparsa, ho passato gli ultimi anni del secondo decennio di questo secolo, alla ricerca dei sopravvissuti.
Così mi sentivo grato per coloro che continuavano ad esistere o coloro che volevano provarci.
Gente che continua ad andare forte, specie ora con il revival nel leggere i libri nuovamente su carta e che è appurato che leggere un libro sull’iPad non e’ di certo la stessa identica cosa che tenerlo per mano e sentirne l’odore.

Quello che è successo, diciamo dalla meta’ del decennio precedente fino allo scorso anni, a Charing Cross Rd e nell’area di Berwick Street è stato un crimine.
Anche se poi i rivenditori e i gestori dei negozi di dischi erano spesso scortesi, burberi, infastiditi, e sembravano la parte umana del degrado della zona, quella perdita di tanti di loro e’ stato un vero atto criminale causato da governi distratti e dalla gente che ha pensato che Amazon fosse la nuova religione da seguire.
E’ vero, dovevi districarti tra clienti che non rispettavano regole di educazione, titolari burberi e poi in strada scansare signorine con pochi vestiti che t’invitavano a vedere show nel sotterraneo della porta che tenevano aperta pronti a chiuderla appena tu avessi accettato di seguire l’offerta.
Ma era bello, affascinante e interessante.
Poi c’erano I pub attorno a Old Compton Street, dove ragazzi statuari cercavano l’attenzione di altri dal sesso simile al loro e dove la bellezza maschile era così ostentata che anche se non gay non potevi non osservare tanta maestosità. Cosi, quando mi fermavo in qualche caffe della zona e uno di loro mi approcciava, mi lusingava il fatto di essere attraente per gente abituata a bellezze decisamente super elevate.

Loro erano cortesi, che facevano da bilanciamento alla scortesia dei titolari dei negozi che dicevo prima. Ed accettavano il mio rifiuto alle loro compagnie con grazia e stile, anche perché’ forse la mia correttezza nel spiegare la mia attrazione per il solo sesso femminile, li colpiva.
Forse si chiedano cosa ci facessi da quelle parti, allora, ma bastava dare uno sguardo alle buste che erano con me per capire cosa facessi, da solo, in quell’area di cultura e sesso libero della capitale.
Nessuno sopportava le mie visite in quelle aree, diventavo taciturno e come un cane alla ricerca del tartufo non volevo distrazioni di sorta e tanto meno volevo “fretta”. Avevo bisogno del mio tempo e di seguire il mio ritmo.
Non sono mai uscito e tornato a casa a mani vuote da questi viaggi per Soho.
Alcune settimane fa mettevo in ordine per l’ennesimo trasloco, tutta questa musica e tutti questi libri comprati in quell’area e dal numero delle scatole che ho riempito e chiuso, ho capito che ho contributo abbastanza all’economia della zona.

Non ne sono pentito, anzi, non so solo se mai avrò il tempo di riascoltare tutto questo materiale.
Nello stesso momento mi piace sentirmi malinconico e pensare che un giorno mia figlia possa godere di tutta questa roba e che possa pensare a me ascoltando musiche che forse ha sentito in lontananza quando cresceva nel suo mondo di bambina e io suonavo senza interruzione i dischi che compravo nel soggiorno di casa.
Magari si farà un’altra idea del sottoscritto, perché’ so bene che non sempre è orgogliosa di me, ed è normale, credo. Ma fa male, credetemi.
Ad ogni modo questa collezione, che puo’ apparire infinita, non è finita. E’ solo interrotta e rallentata ed ora viene integrata, non più da Soho, ma da luoghi differenti.
Qualcosa dall’Olanda, alcune bancarelle dalla bella Lille, poi una serie di negozi a Bruxelles, poi Milano.
Ma ancora non ho trovato un luogo come Soho e le sue vie piene di cultura, di vita, d’esperienza e di speranza.
Non ho ancora trovato un’area cosi vasta e cosi particolare come quella che in passato aveva ospitato pure gente come Carlo Marx.

Anche Soho è cambiata negli ultimi anni, ci sono ora più librerie moderne, più caffè internazionali, e anche le ragazze alle porte che t’invitavano a passare mezz’ora con loro sono scomparse.
Sono finte su Internet, come era capitato a libri e dischi, ma chissà, così come i Vinili e i libri odorosi sono tornati prepotentemente nei negozi, chissà che anche loro un giorno non tornino ad aprire quelle porte, perché dell’uso della cultura in modo digitale la gente si è stancata e forse presto anche del sesso attraverso internet ne avrà le palle piene.
Ed allora, presto o tardi, Soho tornerà ad essere quella che è sempre stata per secoli, un’oasi di fuga e un pozzo di cultura unico al Mondo.