Nella mia vita ho vissuto in Belgio, Polonia, Gran Bretagna e Italia – ognuno di questi paesi ha caratteristiche differenti, alcuni hanno standard più elevati di altri, alcuni vivono di slogan, altri di cose concrete.
Italia e Gran Bretagna sono i due Paesi dove ho vissuto piu’ a lungo e sono andato a vivere in Gran Bretagna perche’ mi ero convinto che lo standard inglese fosse migliore.
La mia convinzione era basata sulla mia delusione verso il paese che mi aveva dato i natali e perche’ leggevo molta letteratura inglese, ascoltavo canzoni inglesi ed ero affascinato dal New Labour.
Con il passare del tempo mi sono reso conto di una cosa, di un problema che affligge la maggioranza del popolo britannico e che essendo ottimi nella programmazione e nel rendere tutto sempre e solo “Business”, non si rendono conto di come stanno veramente le cose.
Il problema è che la maggior parte degli inglesi non ha idea della vita in Europa
In Europa, in ogni singolo Stato, rispetto al Regno Unito:
Le pensioni e i benefici sono più alti, gli affitti e i prezzi delle case sono più bassi, il costo della vita è più basso e il tenore di vita, l’istruzione, la salute pubblica e la qualità della vita sono tutti più alti.
Sì, in generale una migliore qualità della vita nell’UE.
E’ chiaramente davanti agli occhi di tutti, e’ supportata da dati, dal livello di poverta’ che affligge la Gran Bretagna ma e’ mascherata sempre offrendo una cartolina che e’ rappresentata dalla Capitale.
Londra e’ un paradiso, buona parte di Londra lo è.

Ma gia’ verso l’est della città si intravedono i segnali di quello che e’ il resto del Paese fino al Vallico di Adriano.
Degrado, ignoranza, poverta’, a livelli che nel resto dell’Europa non trovi piu’ da decenni, neppure negli ultimi Stati entrati nell’Unione Europea, che hanno fatto passi da giganti, passi che la Gran Bretagna, diciamocelo con franchezza, non ha mai fatto.
Ma c’e’ qualcosa che salviamo in Gran Bretagna? Esiste ancora quella creatività nella musica, nell’arte e nel design che ha reso il Regno Unito punto di riferimento mondiale?
La musica forse – e anche questo non è scontato.
Ho avuto modo d’essere connesso nel settore per due decenni e il tutto e’ diventato “solo business”, e’ creato in laboratorio e i nuovi manager controllano le potenzialità di vendita dei prodotti piu’ che la qualita’.
Oggi si creano gli Ed Sheran, ma la produzione indie e di qualita’ e’ marginale.
Una qualunque classifica di vendita di dischi in Gran Bretagna presenta una lista di nomi di una tristezza infinita.
Oggi, grazie alla Brexit, i team di produzione del Regno Unito non sono in grado di andare in tour, a lungo andare la loro influenza ne risentirà sul mercato globale e anche oggi, se controllate le classifiche di vendita nei vari Paesi Tedeschi, spagnoli e italiani, la presenza inglese e’ marginale, ma sono i prodotti locali ha dominare le chart.
L’arte e il design sta già calando perché l’interazione con il continente alimenta queste aree e’ in diminuzione.
Prendete il settore della ristorazione, chi ha fatto le tendenze a Londra sono stati gli europei, che ora non arrivano più, non investono e non scommettono più nella Gran Bretagna.
Conseguentemente rimangono in alto i nomi che erano al Top (tutti europei) prima del referendum del brexit. Nomi nuovi non ce ne sono e anche molti degli storici sono andati via.
Gli inglesi non hanno idea della vita fuori dalla propria isola anche perché’ i media inseguono (nella loro maggioranza) solo il mercato interno e creare una specie di falsa illusione permette a loro di sopravvivere in una crisi così grande che non si sa neppure come descrivere.
Gli Inglesi sono stati e rimangono sempre “schiavi dei loro padroni”, e’ un dato di fatto anche questo storico.

Poco propensi alle proteste, alle rivoluzioni, ma sempre pronti a seguire in una falsa idea di democrazia, chi ha il comando.
La democrazia coinvolge anche la protesta, la contestazione, spontanea e disturbatrice.
Gli inglesi fanno proteste il sabato, quando non disturba il lavoro giornaliero, in una falsa idea della democrazia, che di fatto rende la protesta una espressione folcloristica e non importa se si protesta in 100mila o due milioni, ma nessuna protesta in Uk, specie questo genere di proteste, ha cambiato le azioni dei vari governi.
Non tutti però sono cosi, la brexit è stata solo poco più del 50%. Il resto di loro ama essere europeo.
Solo che deve vivere in questo contesto e cosa fa quando vede che le cose vanno male? Va via.
Ho vissuto in Europa gli ultimi tre anni, e non tornerei mai indietro, sistema molto migliore qui.
Certo, ci sono lati negativi, ma da nessuna parte vicino a tanti aspetti negativi come ho visto in Inghilterra e che ho cominciato a notare pesantemente dopo quindici anni.
Sono in Europa ed e’ evidente quanto sia migliore il tenore di vita, l’assistenza sanitaria e l’azione educativa, per non parlare della gentilezza e delle buone maniere generali che incontriamo.
Ora tornerò a vivere in Italia, che lasciai ventitré anni fa.
Ma dopo una serie di visite di controllo durate tutto l’ultimo anno, non ci sono dubbi che in Italia c’è una migliore qualità della vita e il popolo italiano è accogliente, cordiale e disponibile.
Tutte cose che ho quasi dimenticato esistessero tra il genere umano.
Non ultimo, hanno un Primo Ministro serio, che non e’ manco paragonabile agli ultimi tre Primi Ministri Inglesi, specie l’ultimo in carica al momento: Il clown.
By Massimo Usai