Scritta e raccontata da Massimo Usai
Tutti abbiamo letto storie struggenti in questi ultimi giorni.
Non si può rimanere indifferenti oppure essere cinici in momenti come questi che stiamo vivendo.
Non si tratta di prendere una posizione in questa guerra o un’altra, si tratta d’essere umani e consapevoli che certe cose possono accadere in un battere di ciglia, senza che noi si sia d’accordo o meno con quello che succede attorno.
Ricordate nel Febbraio/Marzo del 2020? Circa due anni fa.
Ci siamo ritrovati chiusi in casa, bloccati e timorosi.
Un virus invisibile ci spaventava, ma ci bastava chiudersi in casa, usare tutte le precazioni possibili, seguire tutte le idnicazioni, ed altri (Dottori e scienziati in primis), al nostro posto, avrebbero fatto il lavoro sporco nell’isolarlo, combatterlo e creare il vaccino e le cure che sarebbero servite.
Il nostro compito era semplice: resistere in casa.
Oggi la situazione e’ diversa, in un angolo del Mondo, nel nostro Continente, ci sono persone che non possono stare piu’ in casa, che devono scappare.
In casa e’ pericoloso.
Anche in questo caso della gente come noi, che non ha chiesto nulla di quello che sta accadendo.
Voleva e desirava solo uscire dall’incubo precedente del Covid e non uscire per scappare perche’ improvvisamente la casa non era piu’.
Ho letto una storia l’altra mattina di una bella ragazza, che fino a poche settimane fa faceva la modella.
Ha una bambina di un anno, compiuti pochi giorni fa, e’ un marito sposato pochi mesi fa: un fotografo.
Lui faceva le foto a lei, assieme avevano un business di successo ed erano felici con la bambina che cresceva.
Lei sognava di partire con lui per viaggiare nel mondo appena sarebbe stato possibile per via del Covid ed ora stava postando dalla sua auto, mentre raggiungeva il confine polacco.
Mentre fuggiva, “dopo che il letto della bambina aveva tremato la sera prima per colpa di una bomba esplosa nelle vicinanze della sua casa”.
“Ho tremato, non solo fisicamente, ma anche emozionalmente.”, scrive nella sua pagina su Instagram, “ho preparato la valigia e siamo partite, io e mia figlia da oggi siamo ufficialmente dei rifugiati di guerra”.
Ha lasciato il marito in Ucraina, ha lasciato fratelli e molti amici e si è arresa ed e’ dovuto fuggire.
Ha sua figlia nel seggiolino davanti della sua auto, in condizioni non ottimali e non era quello che aveva sognato per tanto tempo.
Lei rimane bella, il suo viso e’ sempre bellissimo, ma e’ bagnato dalle lacrime e da quel viso puoi leggere bene la sua sofferenza, quella che non avrebbe mai immaginato di provare.
Ho letto questa storia e mi sento male anche io, mi sento colpevole e sento che aver speso la mattina a cercare come trovare i biglietti del tour prossimo dei Rolling Stones, sia una colpa enorme ed ho il rimorso di coscienza per come ho passato la mattina.
Ora il mio cuore e la mia anima e’ rotta in due per tutte queste persone come Nadine, che si sono viste la vita interrotta, che si vedono i sogni spezzati e che comunque dentro di se ha una speranza enorme, che e’ meno materiale della mia nel trovare biglietti per un concerto, ma e’ quella di rivedere suo marito e i suoi cari, nella sua citta’, nella bella casa che ha lasciato alle spalle e che non sa se domani ci sara’ ancora.

“Sii forte Nadine, ti prometto d’essere meno superficiale e fare qualcosa per te e per tutte le persone come te che sono dovute scappare da un pazzo furioso che, come il Covid, va isolato, combattuto ed eliminato per sempre.”
I think this is excellent writing and you are so right to bring the two crises together, COVID and the war in Ukraine.