Le promesse per il nuovo anno ci devono riportare in primo piano l’importanza della solidarietà. Tra le persone, tra le generazioni, tra le comunità.

by Massimo Usai

Solitamente, appena il Big Ben ha terminato il suo suono finale alle 12.01 del 1 ° gennaio, dovunque guardi sui social media o sui classici giornali, in classiche interviste, quello che leggo è un flusso interminabile di promesse per l’anno che sta per iniziare.

Quest’anno, in questi primi dieci giorni, è un fiume in piena di sentimenti anti-risoluzione. Dì no alle diete, sì al formaggio, dimentica di fare promesse come ‘non bere a Gennaio” e altre cose che normalmente non puoi mantenere.

Le grandi promesse, con gli schiaffi dateci dalla situazione sanitaria nell’intero pianeta, hanno cambiato le attitudini anche in queste piccole cose: fai piccoli passi non salti impossibili e fai tutto ciò che fai per te stesso e non per gli altri.

Veramente vale la pena fare cose per persone che ci hanno deluso così profondamente negli ultimi anni?

Vale la pena vaccinarsi per proteggere persone irresponsabili?

Vale la pena combattere e fare sacrifici personali per vedere altri popoli con la democrazia, se poi, appena questi l’anno, si comportano peggio di chi li teneva imprigionati all’interno dei loro confini?

Va da sé che questo mi riempie di tristezza e l’idea di abbandonare la battaglia per gli altri, mi rende perso in un Pianeta che vedo sempre più in corto circuito, dove un tennista diventa un simbolo anche quando manda di fatto un messaggio sociale ultra-negativo e che può avere conseguenze disastrose, specie se rapportate a tutti i sacrifici che abbiamo fatto in questi ultimi due anni.

Nella mia vita, sono sempre stato contro la propaganda del “nuovo anno, nuovo te” che poi ti portano a nutrire sensi di colpa che si manifestano verso la fine dell’anno, quando capisci che nulla di quello che ti eri prefisso si e’ materializzato.

A questo punto posso dire: tu fai te stesso, perché sei già tutto. 

Cambia se vuoi durante il corso dell’anno, ma non farlo per gli altri, fai le cose per te stesso. 

Perché’ se le fai bene, sai che stai facendo del bene anche agli altri.

Eppure, nonostante questo flusso di buona volontà e rassicurazione interna in cui mi ritrovo, la mia comprensione di come funziona l’intero gioco del nuovo anno ha un cinismo nascosto tra le mie parole. Quasi estremo direi, di qualsiasi piano di trasformazione, e così nell’ultima settimana mi sono ritrovato sdraiato a letto a fare liste mentali di “miglioramenti” che potrei apportare alla mia vita. 

Che si tratti di una risposta socialmente radicata a gennaio o dell’impatto della coda lunga di due anni in una pandemia, sto cercando ancora di capirlo… beh per cosa poi? non lo so nemmeno, a dire la verità.

La pandemia ha portato disagio, ansia, incertezza e portato via tante persone che conoscevamo. Ed abbiamo davanti ancora, per molti di noi, domande a cui non possiamo ancora rispondere. 

Ma la verità è che siamo tutti alla ricerca della stessa cosa: la felicità.

Possiamo chiamarlo con un altro nome, o pensare che abbia la forma di una casa, di una certa relazione o di lasciare un lavoro per farne uno migliore, cambiare città dove vivere, ma al centro della nostra ricerca c’è il bisogno di sentirci in pace.

In pace con sé stessi e con il resto del pianeta, ed anche in pace con coloro con cui non siamo d’accordo.

Quindi, come possiamo trovare soddisfazione in un mondo che incoraggia la risoluzione, la trasformazione e una costante ricerca della felicità, ad una velocità e con mezzi che spesso non condividiamo?

Questa è la domanda che mi pongo e che rivolgo anche a voi, in una giornata in cui, una delle persone che ha fatto di questi pensieri ed osservazioni la sua esistenza, ci ha lasciato soli a cercare risposte alle nostre eterne domande.

In memoria di David Sassoli, Presidente del Parlamento Europeo

Firenze 30.05.1956 – Aviano 11.01.2022

David Sassoli promesse

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