Come ogni giorno, alle ore 7 suona la sveglia.
Da quando e’ cominciata la pandemia, potrei anche spingere la sveglia alle 9 del mattino, e comunque comincio ad essere attivo intorno alle 9.30 ma mi concedo qualche ora per me stesso.
Una volta svegliato, mi faccio come prima cosa un caffe e mi siedo nel divano gustandomi l’aroma che fuoriesce dalla Moka.
Ho due Moke (si usa il plurale per la Moka in questa maniera come ho scritto?), una monodose e una più grande, che ricorda la bandiera italiana, il primo caffe arriva sempre dalla piccola e vecchia moka.

Dopo averci messo almeno dieci minuti a bermi il caffe, ad assaporarlo nel palato e attendere che piano svanisca il suo gusto dalla bocca, mi alzo e mi dirigo in bagno.
Mi faccio rapidamente una doccia, mi vesto con cura e mi metto a mio agio ancora una volta sul divano, attendo che il secondo caffe’ del mattino fuoriesca, stavolta dalla caffettiera piu’ grande, che e’ tricolore, si come la bandiera italiana, per capirci meglio.
Onestamente mi ci vogliono ben due ore per diventare un essere umano funzionante e senza caffe’ so bene che non potrei farcela.
So che potrebbe non sembrare l’inizio più rilassante, ma ascolto sempre musica con un certo ritmo prima di essere completamente pronto a lavorare. Quando lavoro poi raramente ascolto musica e se lo faccio e’ con suoni decisamente rilassanti, che non abbiano troppe parole e che siano di una lingua a me sconosciuta, giusto per non farmi distrarre dalla parole.
Ma durante il mio viaggio verso l’essere una persona attiva, i Clash o i Talking Heads – sono l’unica cosa che mi aiuta a sentirmi sveglio.
Decidere dopo cosa scrivere, cosa promuovere, pubblicare o analizzare, dipende sempre da questa fase di risveglio.
È un’impronta di azione che io amo chiamare “Old Style”, e che se modifico leggermente questa routine, ne risento in modo clamoroso per il resto della giornata.
Lavorare per se stessi significa gestirsi il giorno, i momenti, i tempi.
Spetta a me gestire l’elenco delle cose da fare, e cosa voglio pubblicare per quel giorno. Prendo i dischi da suonare nell’arco della giornata attraverso l’intero processo analitico che uso per gestire la mia attività.
Dal momento che acquisto la musica, ho in mente il momento in cui l’ascolterò e la loro modifica sui tempi della riproduzione che mi ero segnato nella mia programmazione, non e’ azione leggere da eseguire.
Il mio obiettivo è sempre stato quello di suonare dischi che si distinguano dalla massa; quindi, sono sempre alla ricerca di nuovi gruppi, cantanti o riscoperte di cose che avevo tralasciato in passato. Cerco storie nuove, storie che non sono mai state ascoltate prima dalle mie orecchie.
Storie accompagnata da note, non importa quante, importa che siano penetranti nella mia anima.
In questi primi giorni invernali e’ la riscoperta del disco di Nick Cave registrato da solo all’Alexandra Palace di Londra, alla fine del primo lockdown, che ho deciso debba consolare i primi tremolii interni del mio corpo.
Domani e’ Dicembre, tra poche settimane sara’ Natale.
Parole e Fotografie di Massimo Usai
Musica di Nick Cave
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