Testo e Foto di Massimo Usai
“All’inizio… “questa è solitamente la frase di apertura della storia che vuoi scrivere.
Che si tratti di un romanzo, un post per un blog o persino quel libro di fotografie che hai sempre sognato di pubblicare, “all’inizio” è la parola magica da dove cominciare.
Sai bene che la tua frase di apertura è seconda solo alla tua frase di chiusura.
E un lettore non arriverà mai alla tua chiusura senza essere invitato dalla tua apertura alla lettura del resto del tuo scritto.
La posta in gioco è alta e vale la pena dedicare del tempo a trovare gli elementi che creano un inizio di storia che la farà prendere vita.
È IMPORTANTE PROPRIO STARE ATTENTI, ALL’INIZIO, anche se devi cercare di non rimanere bloccato sull’apertura “perfetta”, però.
Solitamente io comincio a scrivere con un segnaposto – qualsiasi cosa, davvero – e passo alla seconda frase.
Come il primo capitolo di un romanzo, puoi riscriverlo molte volte prima di essere pronto a inviare la storia al mondo.
Potresti pensarlo come la prima frase “funzionante” e andare avanti.
Serve entrare al più presto nel mondo della tua storia, e poi – con le conoscenze che raccogli dalla scrittura stessa – puoi tornare a giocare con l’apertura in seguito.
In questi anni ho conosciuto tanti scrittori di libri o post o articoli sui giornali e c’è ne sono di tutti i tipi, in particolare ho conosciuto gente che ha bisogno di partire con il piede giusto fin dall’inizio, e solo da lì puoi andare avanti.
Quindi, devi dedicare del tempo a pensare ai tre elementi che devono essere in ogni grande apertura:
Il Personaggio della storia, la sua locazione e le emozioni che vengono evocate sia dal carattere principale della storia che stai per raccontare, che la locazione dove la storia avviene.
Detto così è tutto molto facile, semplice e matematico, chiunque sa che quando la carta è bianca e la penna è piana ancora d’inchiostro, le cose non sono sempre cosi semplici.

Così come quando pensi quando sia il momento migliore per scrivere.
La mattina presto? La sera dopo la cena, il dopo pranzo, l’ora in cui tutti sono al lavoro?
Personalmente ho avuto fasi differenti di preferenza nella mia vita e al momento è il dopo pranzo il mio momento preferito.
Così come il sottofondo che preferisco. Una volta adoravo scrivere con la musica in sottofondo e ancora lo faccio ogni tanto, ma solo se è solo musica o musica con testi in lingue che non capisco.
Sigur Ros fanno il loro maledetto lavoro nel permettermi di concentrarmi, così come lo fa Chopin.
La musica inglese o italiana, va malissimo, perché’ raccontano storie che capisco, conseguentemente mi distraggono e mi condizionano nel filo che la storia va a prendere nella mia mente.
Altra parte importante è la durata che ci si impegna, ed anche questo è tutto relativo, posso spendere ore e produrre anche solo una pagina, ma deve essere perfetta.
Ho notato che se scrivo troppo di getto ho poi problemi nel correggere il testo, nel darli una struttura logica e facilmente capibile non solo da me stesso, ma anche dal potenziale lettore.
Scrivere per un blog è in teoria più semplice, basta raggiungere le 500 battute che servono per il SEO per essere notati, ma nello stesso momento devi cercare di fare logica e informazioni in solo 500 battute.
Facile se hai un’educazione anglosassone, che considera basilare la sostanza, ma quando hai un background italiano cadi spesso nella prolissità’ della prosa, legata spesso a dimostrare il proprio bagaglio letterario e la conoscenza di parole che colpiscano e sorprendano il lettore, più che dare il vero messaggio che si vuole trasmettere.
Prendete le recensioni dei dischi o dei film, prendete una recensione in italiano e poi una in inglese.
La lunghezza delle due è molto differente, ma da quella lunga e piena di paroloni, avrai solo parole e ridondanza, ma non capirai mai completamente se il disco o il film era bello o brutto, se invece prendi la recensione in inglese, ecco che non solo hai tutte le informazioni di cui hai bisogno nella metà del tempo, ma capisci anche subito se quel disco o film, sia perfetto per te oppure no.
Alla fine, le parole difficili, le emozioni complicate e le emozioni che ne trarrai dalla visione o dall’ascolto, saranno le tue, che te ne importa delle emozioni di chi ha scritto?
Onestamente, a me non importa nulla, non credo neppure a voi.