By Massimo Usai
Gli attacchi terroristici dell’11 settembre sono stati uno shock per il sistema americano e mondiale, e non sono certo che il Mondo si sia ripreso completamente dalle conseguenze di quegli orribili eventi avvenuti esattamente 20 anni orsono.
Senza alcun dubbio, storicamente abbiamo da tracciare una linea tra l’11/9 e il tumultuoso clima geopolitico di oggi, diciamo che forse quella linea storica verrà nuovamente aggiornata con la Pandemia mondiale che stiamo ancora vivendo.
Ad ogni modo oggi voglio parlare di coloro che sono hanno vissuto quel giorno e non dimenticheranno mai gli eventi che si sono svolti in quella tumultuosa giornata di settembre 2001 e nei giorni a seguire.
Il giorno in cui il Mondo si fermò per guardare e riguardare quei due maledetti aerei che si infilzavano dentro le Torri Gemelle a New York, non e’ un giorno facile da dimenticare.
Nei giorni successivi il tempo passa a sorprendersi, piangere e domandarsi “cosa sarà il domani”.
Vivevo a Londra quei giorni, da solo pochi anni, e in quelle Torri c’ero stato solo due anni prima.
Ricordo le risate dentro l’ascensore che ci portava verso uno degli ultimi piani, quello panoramico; le risate per i capelli di mia figlia, che scoprimmo essere suscettibili alla gravità e all’elettricità’ presente nel palazzo e che si alzarono diritti verso il soffitto dell’ascensore, come in un cartone animato, e due turisti asiatici che presero’ la macchina fotografica e immortalarono la scena.
Lei non la prese con molto spirito e cominciò a piangere e nella discesa i suoi capelli si comportarono alla stessa maniera, con lei che pianse nuovamente.
Buffo, ma quello e’ il ricordo maggiore che ho di quella visita alle due torri e fu quello che mi venne per prima cosa in mente quel giorno di venti anni fa.
Pensai che molti probabilmente stessero vivendo i nostri stessi piacevoli momenti e che probabilmente neppure si sono accorti che un aereo aveva sventrato quell’impressionante opera urbanistica.
Ricordo perfettamente lo stordimento dell’11 settembre 2001.

La sera si preannunciava come una serata impegnativa per il sottoscritto, impegni familiari e di lavoro riempivano la mia agenda, ma erano tutte cose da fare di buon auspicio per la mia nuova vita londinese.
Ricordo in particolare il “giorno dopo”, quando i giornali parlavano apertamente “dell’essere in guerra”,- It’s War!- a caratteri cubitali, con fotografie del giorno prima che non lasciavo spazio a differenti interpretazioni.
Gli ultimi 18 mesi di pandemia hanno offuscato quanto siano stati catastrofici gli attacchi dell’11/9, specialmente nelle grandi Capitali dell’Occidente, dove tutti guardavano verso il cielo e scrutavano nervosamente le strade nelle ore e nei giorni successivi all’attacco mentre cercavano di trovare qualcosa di utile da fare.
Quel senso di smarrimento si e’ ripresentato con la pandemia.
Un effetto collaterale dell’11/9, e forse del trauma in generale, è che tutti possono ricordare dove si trovavano quando è successo, ed e’ impossibile non ricordare molto dello stordimento dei giorni a seguire.
Gran parte del centro di Londra venne transennato per pochi giorni e le attività commerciali hanno tenuto aperto, compresa la mia, anche se con un numero ridotto di clienti.
Il weekend che arrivo alcuni giorni dopo il nefasto martedì, era la prima volta in cui le persone cominciarono muoversi un po’ con meno stress.
Così al lavoro sono andato con la fiducia di prima e cercai d’essere normale e di fare cose normali. Volevamo solo essere aperti e suonare la musica che avevo interrotto di suonare nelle playlist che preparavo con cura ma che avevo smesso di usare perché’ mi parevano inopportune.
Ma ero tornato al lavoro con uno spirito diverso e volevo stare con gli umani, con chiunque si sentisse allo stesso modo in cui mi sentivo io.
Non c’erano state molte persone in quel week-end, ma ne sono arrivate un paio di dozzine e fu impossibile non toccare quell’argomento.
Ci sono volute settimane, e solo dopo un mese o due il business cominciò a riprendere le sembianze precedenti.
Lo choc andava domato, ed anche se i fatti erano accaduti negli Stati Uniti, ricordo che Londra viveva come se tutto fosse avvenuto nel cuore della città.
Sfortunatamente ci sono stati altri avvenimenti drammatici successi in questi ultimi vent’anni, e Londra ha dovuto mostrare altre volte la sua capacità di reazione e
quanto fossero resilienti e intrepide le persone – era come una cosa patriottica di Londra, Londinese, nulla a che vedere con la Gran Bretagna, che voleva mostrare la tua forza.
Uno di quei primi spettacoli che vidi dopo quel settembre, fu un concerto degli Eels alla Brixton Accademy, circa a fine Ottobre. Ricordo come il servizio di sicurezza fece in modo che la tensione fosse decisamente alta all’interno della sala concerti, giusto per non farci mancare nulla alla tensione gia’ abbastanza alta.
Fu un concerto ad hoc, lo spettacolo giusto per ricominciare, i testi delle canzoni degli EELS, furono sufficienti per ricordarci che c’erano altri momenti drammatici nella nostra vita e che non potevamo fermarci e morire lentamente per colpa di un attacco vile.
Successivamente c’è stato pure il primo viaggio in aereo e mi sono detto: ‘Ora è il momento più sicuro della storia per essere su un aereo!’ – così sono andato all’aeroporto rilassato.
Ci è voluto circa un anno per rimetterci completamente in piedi. Le persone inizialmente erano spaventate, non erano sicure che fosse davvero OK fare festa e divertirsi – allo stesso modo di prima, in qualche modo eravamo cambiati e per vedere un altro cambiamento nelle nostre vite, simile per molti versi, abbiamo dovuto attendere la Pandemia globale.
Ci sono ancora gruppi musicali che associo a quel periodo e che non posso negare mi ricordano New York e di riflesso Londra del post 9/11: Interpol, TV on the Radio, The National, Rapture e The Strokes.
Questi pubblicarono album imperdibili e che erano caratterizzati da un suono che ricordava New York e le sue pene in modo massiccio.
Poi arrivarono a seguire LCD Soundsystem e anche il gruppo di James Murphy pare incanalarsi in quel filone post-9/11 di cui non riesco a staccarmi mentalmente.
La prima volta che vidi gli The Strokes live, in un importante Festival Rock a Londra, non riuscì a non pensare alle due torri che cadevano davanti ai mie occhi, seduto davanti a una TV con una tazzina di caffe che era diventata fredda mentre la tenevo in mano e non trovavo il tempo di berla.
Onestamente non ricordo molto di una scena musicale newyorkese negli anni precedenti l’attentato, o forse non la seguivo io, ma le persone e gli elementi che hanno plasmato ciò che è venuto dopo erano indiscutibilmente già al loro posto e si muovevano velocemente. Ma altrettanto indiscutibilmente, non si sentiva molto parlare di band di New York prima di allora. Da molti anni.
Probabilmente la simpatia e l’empatia per New York in quel momento hanno sicuramente accelerato l’attenzione globale verso la città per quanto riguarda la sua cultura ed e’ in un certo senso l’unico fatto positivo di quegli avvenimenti.
La grande mela riprese a pulsare, a mandare segnali, di ribellione, risveglio e di reazione.
La lezione di New York, Londra, Parigi, Berlino è sempre la stessa ed è ridicolo che i Terroristi non abbiano mai capito questo fatto: non muoiono mai!
Sono state ferite mille volte, sono state più o meno lente o veloci nelle trasformazioni culturali, ma appena le ferisci la loro reazione è decisamente forte e indiscutibile
20 anni ad oggi, tra tanta retorica e tante parole in giro per il Mondo, mi sono aggiunto anche io in questa giornata di ricordi.