C’e’ chi potrebbe o vorrebbe, ma alla fine dovrebbe soltanto smettere di giudicare gli altri.

By Massimo Usai

Ci sono parole che usiamo in maniera sistematica e che non sappiamo piu’ neppure il significato che essenzialmente hanno.

In particolare sentiamo e leggiamo mille volte al giorno queste seguenti parole:

“Potrebbe”, “vorrebbe” e “dovrebbe” .

Esse sono per il sottoscritto il triumvirato semantico della disillusione.

Purtroppo sono la conseguenza dei tempi in cui viviamo, le persone non si accontentano più di chi sono o di ciò che hanno, ma sono impantanati nella miseria di tutto ciò che vorrebbero essere. 

Incorporato nella parola “dovrebbe” c’è il “giudizio”, e di solito questo è intriso di una valutazione critica di sé. 

Peggio ancora, spesso imponiamo questa parola agli altri. L’usiamo per dare lezione su come gli altri dovrebbero essere secondo il nostro insindacabile giudizio.

Ora dovremmo tutti sapere meglio di non guastarci troppo la vita con il negazionismo e la super depressione critica, che e’, in generale, come togliersi una parte della vita! 

È troppo breve la vita per guastarsela criticandosi e criticando gli altri.

La vita è tutta una questione di regole, quindi perché imporre tutta una serie di dettami arbitrari quando tutti abbiamo l’autonomia di decidere quali regole di vita personale vogliamo seguire?

Alla fine il trucco è conoscere davvero se stessi, incarnare quali sono i tuoi valori fondamentali e capire cosa conta per te. 

Poi, con fiducia, agire su queste credenze innate. 

Cieli scuri su questa domenica mattina di riflessione

Quando si lavora sul proprio io, questo allora dovrebbe essere facile dal far cadere i “dovrebbero” dalla tua mente e rinviare ai desideri, agli amori e alla verità dell’essere noi stessi.

La vita è abbastanza dura, quindi chiediti, come prima domanda, se vorresti incontrare uno come te stesso tutti i giorni tra i piedi.

La risposta che ti dai e anche la fine di questa riflessione domenicale nel bel bel mezzo di questo confuso mese di Luglio 2021.

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