By Massimo Usai
Mi sveglio senza preavviso e vado in giro per la casa.
Saranno forse le 5 del mattino, ma non voglio controllare la sveglia.
Continuo a vagare dalla cucina al divano e viceversa.
Guardo distrattamente il libro che ho lasciato aperto la scorsa notte prima di prendere sonno.
Noto che mi sono fermato nel punto in cui il protagonista del libro si reca all’aeroporto per prendere un aereo per il Giappone.
Penso ai viaggi che non posso fare, penso al fatto che viaggiare ora è un gran desiderio, ma non voglio viaggiare in un aeroporto deserto.
Adoravo stare due ore in attesa del mio volo, da solo, guardando la gente che attraversava il mio sguardo.
Mi immaginavo le loro storie, dove andavano e cosa andavano a fare.
Chi tornava a casa, chi andava in segreto a trovare l’amante “virtuale” conosciuta su internet.
C’era chi si recava a Francoforte per lavoro e sarebbe tornato la sera stessa in città e chi aveva cuscini e altri aggeggi utili per un viaggio lungo fino alla Nuova Zelanda.
C’erano le mamme con i figli che chiedevano mille cose e quelle con i bambini che avevano bisogno del loro seno per mangiare.
C’erano le nonne che andavano dai nipoti in Olanda e quelle che tornavano nel sud dell’Europa dopo aver visitato figli e nipoti in città.
C’erano i turisti che guardavano le foto sul telefonino appena fatte nel tour 72 ore tutto compreso.
Quelli in calzoni corti che si stavano recando nel sud della Spagna e quelli già ubriachi che stavano andando a Bucarest a celebrare le fine del celibato per il loro miglior amico.
C’era poi quello con le cuffiette che ascoltava di sicuro musica indie, lo capivi da come era vestito e poi la ragazza con gli occhiali sexy che leggeva un libro decisamente impegnato.
Penso a questa giungla umana e penso che viaggiare oggi, in aeroporti deserti, senza servizi di ristoro, dove devi tenere le distanze quando ti siedi, non è la mia tazza di tea preferita.
Non controllo l’ora, non ancora.
Mi faccio un caffè e mi mangio un biscotto burroso che ho fatto qualche giorno prima e guardo fuori dalla finestra.
Le luci dell’alba sono ancora molto lontane, cosi mi metto un plaid su di me.
Giro la testa nell’angolo oscuro del divano e riprendo a dormire, sapendo che domani mattina avrò le ossa rotte.
Foto in copertina: Roma e il Tevere. ©massimousai
One Reply to “Il desidero e la paura di viaggiare in questo preciso istante.”