By Massimo Usai
Mi sono avvicinato agli scozzesi Mogwai nel 1997. Si, proprio con il loro primo album, l’immortale “Mogwai Young Team”.
Fine del millennio, un sogno nel cassetto di cambiare vita.
Musiche che languidamente mi entravano in ogni angolo del corpo.
“Yes! I Am a Long Way from Home” apriva l’album in modo superbo, suntuoso e diretto lasciandoti ipnotizzato per tutti i suoi quasi sei minuti di crescendo.
Chitarre elettriche, molto in voga al tempo, che sembravano aprire le nuvole dei cieli scozzesi con tagli elettrici imponenti.
Alcuni mesi prima, nello stesso anno, era uscito “Ok! Computer”, e mi pareva che l’anno fosse finito in quanto a sorprese.
Ad Ottobre ecco arrivare questo disco che mi convinse a smettere per un periodo d’ascoltare i Radiohead.
Era languido al punto giusto. Era uscito nel momento migliore.
Ogni giorno sotto il sole cocente della mia terra mi consolavo dentro la macchina, o la sera in casa, con quei suoni che mi facevano ombra ed immaginavo solo luoghi dove la pioggia dominava dolcemente ogni giornata, sia estiva che invernale.
Un luogo senza stagioni, solo un eterno autunno, umido e scuro.
25 anni di carriera.
Mai abbandonati.
“Come on Die Young”, “Happy Songs for Happy people”, “Hardcore Will Never Die. But you Will”, sono pietre miliari nella mia libreria musicale. La canzone “Ether”, è quasi sempre presente in ogni playlist compilo.
C’è sempre un valido motivo per inserirla.
Quando alcune settimane fa mi sono fatto mio il loro nuovissimo album “As the Love Continues”, mi sembrava un album perfetto per un ascolto come questo ultimo anno vissuto.
Un album che potrebbe sembrare la colonna sonora della pandemia e del suo vivere in solitudine, con pensieri, dubbi e speranze allo stesso istante.
Onestamente ho pensato, per alcuni giorni, che fosse un peccato che un album simile l’avrebbero ascoltato i soliti quattro gatti, ma fedeli come solo i gatti sanno essere, ed invece… ed invece, dopo 25 anni dal loro primo disco, i Mogwai raggiungono la vetta delle classifiche di vendita.
Un successo inaspettato, che credo sia una delle cose più misteriose , ma anche più belle, dell’ultimo anno musicale.
Sul serio, se volete farvi del bene, non lasciatevi fuggire questo disco.
Un serio candidato ad essere uno degli album dell’anno.
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