Auschwitz

(Post originalmente pubblicato il 04 Novembre 2008, la prima volta che visitai la Polonia)

Auschwitz è un’esperienza difficilmente spiegabile con le parole. Per quelli che ci sono già stati, sanno bene di cosa sto parlando e cosa intendo.
Quindi devo trovare le parole giuste per coloro che mai ci sono stati e che vorrebbero leggere “cosa si prova” a visitare questo maledetto campo.
Arrivato dopo un’ora e mezza di viaggio in autobus da Cracovia, il primo campo che ho visitato è stato proprio Auschwitz, e durante la visita non immaginavo che dopo aver visto anche Birkenau ( a soli 3 Km. da Aushwitz) avrei valutato come “prigione di lusso” quella appena vista.
Non so esattamente il motivo, ma trovarmi davanti al cancello con sopra scritto “Arbeit Macht Frei” (il lavoro rende liberi), mi ha fatto nascere un’ansia dentro e un’angoscia che pensavo di poter controllare con facilità, prima di arrivare. 
Ed una volta superato il cancello le sensazioni di perdere il controllo delle emozioni sono aumentate notevolmente. La vista delle milioni di scarpe accatastate, le valigie una sopra l’altra, gli oggetti personali, le camere delle torture (talmente assurde e crudeli che solo vedendole potete rendervi conto di quanta’ crudeltà sia stata sviluppata dall’essere umano verso suoi simili), il muro delle fucilazioni, le travi per le impiccagioni, i tanti giovani con mazzi di fiori in mano da depositare dove il cuore lo richiede e le foto dei prigionieri (una parte minima, purtroppo) in formato A4, sistemati in corridoi inquietanti, che ti guardano e ti chiedono di non dimenticare. Ogni tanto un fiore è sistemato su qualche foto, chiaramente un familiare che è passato da queste parti. Un fiore che emoziona e fa quasi uscire le lacrime dagli occhi oramai gonfi di incredulità.
Ma non ho ancora rabbia, ma solo stupore. Difficile credere a quello che si vede. Ma ancora non è nulla, ancora non immaginavo quello che avrei trovato a Birkenau.
Come imbocchi la breve strada che porta al campo, vedi subito isolato e minaccioso, il piccolo edificio che ha l’inquietante e nefasta “Hell’s gate”.
Subito capisci che questo e’ il vero inferno.
Tutto è fragile e incerto e quando vedi le baracche in legno, senza pavimenti e i buchi per le toilette comuni e senti le regole del campo, trattenere le lacrime è veramente dura. Io sono riuscite a trattenerle, molti non ci sono riusciti. Ad un certo punto mi sono ritrovato ad attraversare da solo una di queste “baracche” e formulare pensieri concreti nella propria mente, per esprimere la rabbia di quel che si vede, è realmente difficile.

Alcuni insulti nella mia mente andavano verso le SS, il Regime, il Nazismo e mi chiedevo cosa cavolo hanno in mente quelli che votano i figli dei fascisti, di questi fascisti, con cuore leggero come se andassero a fare una scampagnata.
Vorrei vederli qua, vederli da soli a pensare cosa possono creare votando e rivitalizzando questa marmaglia umana. Ogni qualvolta che vado in Italia vedo e sento sempre più gente che vota con tranquillità i fascisti e io non riesco ad accettarlo, e da quando ho visto I veri luoghi del martirio, l’accetto ancora di meno.
È stata una giornata dalle emozioni forti.

Il rientro a Cracovia è stato silenzioso, nessuno parlava nel bus.

Il mio ipod era spento e non avevo nessuna intenzione di sentire nessuna canzone.

Ho fatto decine di centinaia di scatti nei due campi e alcune foto sono online, ma la stragrande maggioranza degli scatti, quelli veri, sono dentro il mio cuore, e rimarranno un mio ricordo, una mia memoria.

Che spero solo di tramandare e di ammonire chiunque ancora senta simpatia per questi nuovi fascisti. Questa Destra ultra-pericolosa. Quel che vi toglierà la libertà e la vita, come non hanno avuto di fare ogni volta hanno avuto il vero potere.

Auschwitz

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